Troppi decessi dopo Vite al limite. Le critiche al programma e le accuse al dottor Nowzaradan diventano sempre più consistenti.
Vite al limite non vende miracoli, le storie dei protagonisti possono concludersi senza un lieto fine. Il sogno di ritornare ad una vita normale cadono in frantumi per fare i conti con la triste realtà. Il dottor Nowzaradan non vende miracoli.
Ogni persona ha la sua storia dal finale inaspettato. Nessuno sa cosa ci sarà scritto sulla prossima pagina della nostra vita, tutto potrebbe finire da un momento all’altro ma prendere consapevolezza di questa verità è difficile. Si preferisce evitare di pensare alla fine della vita sulla Terra, si affrontano le difficoltà quotidiane passo per passo sperando che il domani riservi sorprese positive. Eppure vediamo che tanta gente non riesce a pensare positivo e si trascina verso il fondo di un baratro. I telespettatori che dal 2012 guardano Vite a Limite si saranno più volte chiesti come si può arrivare a pesare 250 chili arrivando quasi al punto del non ritorno.
C’è chi ci arriva per una disfunzione fisiologica difficile da combattere. Altri ci arrivano per la sedentarietà e pigrizia oppure perché riversano nel cibo le frustrazioni di una vita poco appagante. Indipendentemente dai motivi che hanno portato al peso eccessivo, quello che non fa alzare dal letto e crea difficoltà ad ogni piccolo movimenti, i rischi per riprendere in mano la propria vita sono alti. Ne sono consapevoli coloro che partecipano a Vite al limite?
Troppe morti, ora il dibattito si fa sempre più acceso
Vivere con più di 270 chili comporta delle difficoltà quotidiane che annullano la persona. Lo hanno capito i telespettatori del programma Vite al Limite dove i protagonisti decidono di affrontare un lungo percorso irto di ostacoli per perdere peso. Li guida il chirurgo texano Dottor Younan Nowzaradan proponendo un programma di dimagrimento a base di dieta, esercizio fisico e poi l’intervento di bypass gastrico per ridurre l’assunzione di cibo da parte del paziente.
Il Dr Now ha affermato “Dentro ogni persona obesa c’è una persona magra che implora di essere liberata”. Lui cerca di rompere quelle catene, a volte riesce nell’intento e si grida al successo, altre volte deve affrontare un fallimento e scattano le accuse di negligenza e responsabilità nella morte del paziente. 1200 calore al giorno, niente carboidrati, solo verdure e proteine, una dieta che pone dei dubbi ma bisogna pensare che i partecipanti al reality non devono perdere cinque chili ma decine e decine e decine di chili.
Sean Milliken è una delle persone che ha provato a cambiare la sua vita durante la quarta stagione del programma ma è morto durante le riprese per una crisi respiratoria. A denunciare il Dr Now non la famiglia del giovane bensì quella di un’altra presunta vittima del programma, James Bonner. Durante le riprese della sesta stagione James si uccise a causa di una depressione.
I familiari accusano il dottore di non aver fornito sufficiente supporto al paziente per evitare la tragedia. I due uomini citati non sono gli unici ad essere morti durante la partecipazione a Vite al Limite. Cause diverse, stesso esito. Henry Foots nel 2013 (cause non specificate), Giacomo Re nel 2020 (insufficienza epatica e renale), Roberto Buchel nel 2017 (infarto nel sonno), Lisa Fleming nel 2018 (infarto) sono alcuni dei nomi che ricordiamo.