Il sogno di gran parte dei lavoratori potrebbe presto avverarsi: addio Legge Fornero e benvenuta Quota 41 per tutti. Ma siamo proprio sicuri che questo cambiamento ci converrà? Secondo gli esperti del settore rischiamo di perdere un mucchio di soldi ogni mese.
Uno degli obiettivi di legislatura dell’attuale Governo è l’abolizione della Legge Fornero che ha stabilito che, per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria, è necessario avere almeno 67 anni di età oltreché non meno di 20 anni di contributi versati all’Inps. Per il momento non è stato possibile fare questo “salto” per due ragioni.
Il primo motivo è la mancanza di adeguate risorse economiche nelle casse dello Stato: abolire la legge Fornero significherebbe anche agevolare molte uscite anticipate di massa dai luoghi di lavoro. L’Inps si troverebbe a dover sborsare, di punto in bianco, moltissimi assegni in più e questo potrebbe far crollare nel giro di poco l’intero sistema di previdenza sociale.
Il secondo motivo, invece, è di natura sociologica: in Italia nascono sempre meno bambini e, quindi, c’è sempre meno “forza lavoro”. Se mandiamo in pensione i lavoratori troppo presto, chi li sostituirà? E chi pagherà le pensioni del futuro? Dunque per il momento la Legge Fornero non è stata toccata.
Tuttavia continua a farsi strada l’ipotesi di estendere a tutti Quota 41, ipotesi che non si esclude possa prendere forma nei prossimi anni ma solo ad una condizione e questa condizione, purtroppo, renderebbe la misura davvero poco vantaggiosa per i contribuenti.
Quota 41 per tutti: se ne parla da anni è non da escludersi l’ipotesi che questa soluzione possa diventare realtà prima di quanto crediamo ma solo ad una condizione. Condizione che, però, renderebbe Quota 41 decisamente poco conveniente per i lavoratori. Vediamo di cosa si tratta.
Sono anni che la Lega di Matteo Salvini propone di estendere a tutti i lavoratori Quota 41. Questa misura non ha alcuna soglia anagrafica minima, funziona come la vecchia pensione di anzianità: raggiunti 41 anni di contributi – di cui almeno 1 versato prima di aver compiuto 19 anni- una persona può uscire dal lavoro a prescindere dall’età. Attualmente per fruire di Quota 41 bisogna appartenere ad una delle seguenti categorie:
Estenderla a tutte le categorie significherebbe consentire a milioni di lavoratori che hanno iniziato a lavorare giovani di andare in pensione addirittura prima dei 60 anni. Prendiamo il caso di una persona che ha iniziato a lavorare a 18 anni: con Quota 41 potrebbe andare in pensione a 59. Poniamo il caso che questa persona vivesse fino a 100 anni, l’Inps dovrebbe erogare assegni per 41 anni.
Così strutturata Quota 41 metterebbe troppo in crisi le casse statali. Per questo, per estenderla a tutti sarebbe necessario apportare una modifica: tutti gli assegni previdenziali dovrebbero essere interamente ricalcolati con il sistema contributivo come già funziona per Quota 103 e Opzione Donna.
In pratica le quote retributive versate prima del 1996 non verrebbero tenute in considerazione. Accettando questo compromesso allora Quota 41 potrebbe essere estesa a tutti molto presto. A questo punto però i lavoratori subirebbero ingenti perdite ogni mese. Con il ricalcolo interamente contributivo degli assegni, infatti, si possono subire tagli anche del 30% della pensione che ci sarebbe spettata se l’assegno fosse stato calcolato con il sistema misto.
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